Psicologia del complottista

Dai vaccini all’Ucraina, dal “new world order” al 5G, dal gender all’“Europa che ci obbliga a mangiare gli insetti” e alle scie chimiche. Il copione del complottista, modellato dall’assorbimento acritico di pagine Internet, si ripete sempre identico. Se abbiamo a che fare con tali soggetti, l’unica salvezza è nel riuscire cambiare discorso oppure rifugiarsi nel cellulare.

E queste teorie cospiratorie, spesso dannose e fuorvianti, non accennano a sparire nonostante il progresso occidentale e la scolarizzazione di massa. Devono quindi sussistere dei meccanismi mentali piĂą complessi.

Forse ci lasciamo suggestionare perché la verità non ci piace. Forse in fondo al cuore desideriamo l’esistenza di un’entità occulta in grado di controllare perfettamente il mondo, perché l’idea di un mondo caotico è ancora più spaventosa. Non riusciamo ad accettare che ogni fenomeno possa avvenire al di fuori di un disegno preciso e infallibile. Preferiamo vivere quindi di certezze rassicuranti ma infondate piuttosto che di una genuina incertezza.

O forse il complottista è solo un narcisista, affetto da complessi d’inferiorità, e cantare fuori dal coro lo fa sentire superiore al resto dell’umanità. Del resto, perché di accontentarsi di essere un impiegato qualunque, quando nella tua immaginazione puoi essere un illuminato che ha scoperto i segreti dei Poteri Forti? E queste persone sono impossibili da dissuadere, perché riconoscere il torto significherebbe ammettere di essere più stupide della massa. E questo sarebbe troppo doloroso da accettare.

Ma la realtà oggettiva prima o poi si manifesta. Per quanto si voglia credere che la terra sia piatta, arriva il giorno in cui bisogna fare i conti con il fatto che la nave di Ferdinando Magellano è partita verso occidente ed è tornata da oriente.

La diffusione incontrollata di atteggiamenti paranoici li ha resi una variabile potenzialmente condizionante della società del benessere. Abbiamo constatato le terribile conseguenze dei “Protocolli dei Savi di Sion” in passato e constatiamo oggi le conseguenze dell’antivaccinismo. In ultima analisi, la sopravvivenza stessa della democrazia, è messa a repentaglio da una polarizzazione estrema.

Serve quindi un maggior impegno della parte sana della società, la quale ha l’obbligo morali di mantenere i nervi saldi e contrastare la diffusione della follia. Ma, data la complessità del fenomeno, non possiamo illuderci dell’esistenza di soluzioni miracolose. La censura, oltre che sgradevole, non sarebbe nemmeno una soluzione efficace. Occorre invece una dialettica sofisticata ed efficace e una maggior valorizzazione del pensiero critico.

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