Democrazia: il prezzo dell’indifferenza

Illustrazione © absurd.design

Ci sono situazioni nella vita in cui si è tentati da scorciatoie che comportano dei rischi. Per questioni importanti, come la manutenzione di un aereo, sarebbe pericolosissimo omettere dei controlli allo scopo di risparmiare tempo.

Anche l’ordinamento sociale è oggetto di questo dilemma: ancora oggi siamo sedotti dall’“uomo forte” in grado di offrire soluzioni miracolose ai nostri problemi. Tale imprudenza è stata foriera di tragedie in passato e nel presente: si pensi, ad esempio, alla Russia di Putin trascinata in una guerra terribile e senza senso, o alla politica Zero Covid della Cina o all’iperinflazione in Turchia e Venezuela. Questi popoli hanno lasciato le loro sorti nelle mani dei dittatori e ora non possono più opporsi alle scelte sbagliate.

Magari siamo pessimisti riguardo alla natura umana –«homo homini lupus»– e vorremmo rinunciare alla nostra libertà in favore di un’illusoria sicurezza. Dimenticando però che il Leviatano è anch’esso costituito della medesima natura umana!

Dobbiamo quindi seguire la strada opposta: diluire il potere, e riporre fiducia nella maggioranza delle persone, nell’aspettativa che agiscano in maniera razionale e nonviolenta. Può suscitare inquietudine, ma non abbiamo altra scelta. Del resto, già Platone filosofava al riguardo, ma, dopo oltre due millenni, nessuno ha trovato un’alternativa migliore. Quindi, questa democrazia dell’uno vale uno, dobbiamo a malincuore tenercela.

«È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora.»

— Winston Churchill, da un discorso alla Camera dei Comuni, novembre 1947

La democrazia non è semplice. Presuppone responsabilità. La complessità politica può essere sconfortante, ma era la caratteristica differenziante della cultura greca, ed è stata al cuore della rivoluzione del pensiero razionale e, di conseguenza, della rivoluzione scientifica. In effetti, conversando si possono raggiungere le migliore decisioni per la comunità, ma al tempo stesso, conversando si può arrivare a comprendere il mondo.

Occuparsi della res publica è un impegno. In questi tempi frenetici, siamo sovraccarichi d’impegni e non vogliamo assumerne altri. Ma declinarlo equivale a lasciare le decisioni nelle mani di una minoranza di zeloti con i rischi che ne conseguono.

Il senso del dovere ci spinga quindi a essere homo politicus, ovvero a essere consapevoli delle proprie responsabilità e agire di conseguenza, partecipando alle decisioni che riguardano la comunità.

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