Come avviare una startup di successo

J. J. Grandville, A Bridge Leads from One World to the Next, from Another World, 1844

Hai sentito che con una startup digitale si diventa ricchi come Elon Musk e quindi ora ne vorresti una pure tu. Sfortunatamente di computer ne capisci poco e non sai da dove cominciare. Se ti poni la domanda “Ho un’idea geniale, quante probabilità ho di sfondare?”, la risposta è zero. Che fare, dunque?

Conseguenza della ricerca del click, su Internet sono proliferati bignami sull’argomento, dispensatori di ricette facili: prendi un’idea, mescola con un team talentuoso, aggiungi venture capital a volontà fino a ottenere una consistenza cremosa, quindi versa nel bicchiere e guarnisci con una fetta d’ananas.

Lo spirito delle conversazioni a tal proposito tende sempre a uno dei due eccessi:

  • l’ottimismite (“se vuoi puoi!“)
  • l’inerzia paralizzante (“lascia perdere, non hai speranze”)

Ma, come per i diversi ambiti della vita, la chiave sta nel giusto mezzo. Difficile da raggiungere, e soprattutto da mantenere: l’equilibrio è frutto di un lungo percorso di gradualità. Ma esiste una Stella Polare che ci indica cosa fare e cosa non fare nelle varie tappe della costruzione della nostra storia personale.

Attorno a noi ruotano tre cerchi concentrici: il più interno la comfort zone, seguito dalla zona dell’apprendimento e in fine da un anello del pericolo. Nel primo stiamo bene, ma probabilmente non siamo in grado di lanciarci in un’avventura imprenditoriale: dobbiamo quindi varcarne la soglia per vivere le esperienze di crescita che ci permetteranno di espanderla. Al tempo stesso dobbiamo evitare la zona di pericolo, dove potremmo comprometterci irrimediabilmente.

Alcuni esempi: potresti inizialmente cercare un lavoro, per quanto modesto, in un’azienda innovativa per esplorare dall’interno come funziona. Se non hai mai gestito persone, potresti maturare queste competenze anche in realtà associative. Lacune su specifiche materie possono essere appianate mediante la pervasiva disponibilità dei corsi online.

Saranno queste prime esperienze a chiarire la comprensione e a fornire quei robusti scarponi chiodati —per dirla con Mandel'štam— che permetteranno di affrontare con ragionevole sicurezza le mosse successive.

«Inizia: metà del lavoro è compiere il primo passo. Rimane l’altra metà: inizia di nuovo e arriverai alla fine.»

— Decimo Magno Ausonio, Epigrammi (LXXXI, 1)

L’approccio graduale supera agevolmente l’inerzia e rivela la superficialità del detto “se vuoi puoi”, che andrebbe a buona ragione rimpiazzato da: “se fai puoi”. Risultati straordinari richiedono un impegno straordinario. Questo è il segreto.

Questo cammino non sarà solo caratterizzato da momenti esaltanti, ma perlopiù da difficoltà e delusioni. Fare innovazione e percorrere nuove strade vuol dire anche confrontarsi con difficoltà e delusioni motivate da evidenze di errori e ipotesi di lavoro dimostratesi non compiutamente corrette. Ma questo non dovrà mai deprimere. Anzi, ogni errore sia sprono per ripartire raddrizzando la rotta.

Si pongano continuamente in discussione i propri obiettivi, i propri risultati e i metodi di lavoro. Evitando di fare il passo più lungo della gamba, ma invocando la strada rigorosa, difficile e severa della conoscenza acquisita con fatica, giorno per giorno.

È questo il reale significato dello slogan “failure is success”: il fallimento è la testimonianza del superamento i propri limiti e sposta l’asticella più in alto. Esso si applica a innumerevoli altri contesti, come lo sport, l’alpinismo, la ricerca scientifica e la vita stessa.

“Free Solo”, la straordinaria impresa di Alex Honnold sulla parete di El Capitan, può sembrare un’impresa suicida ai più. Ma il suo successo è fondato sui lunghi anni di preparazione che hanno preceduto la scalata.

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