Come avviare una startup di successo
J. J. Grandville, A Bridge Leads from One World to the Next, from Another World, 1844
Hai sentito che con una startup digitale si diventa ricchi come Elon Musk e quindi ora ne vorresti una pure tu. Sfortunatamente di computer ne capisci poco e non sai da dove cominciare. Se ti poni la domanda “Ho un’idea geniale, quante probabilità ho di farcela?”, la risposta è zero. Che fare, dunque?
Conseguenza della ricerca del click, su Internet sono proliferati bignami sull’argomento, dispensatori di ricette facili: prendi un’idea, mescola con un team talentuoso, aggiungi venture capital a volontà fino a ottenere una consistenza cremosa, quindi versa nel bicchiere e guarnisci con una fetta d’ananas.
Lo spirito delle conversazioni a tal proposito tende sempre a uno dei due eccessi:
- l’ottimismite (“se vuoi puoi!“)
- l’inerzia paralizzante (“lascia perdere, non hai speranze”)
Serve prudenza ma, al tempo stesso, serve un pizzico di follia per affrontare una simile impresa. Come ricorda Erasmo[1], la vita umana interamente improntata alla razionalità è malinconica. Nessuno accetterebbe il capestro di un matrimonio, o metterebbe al mondo dei figli, se si limitasse ad un’analisi costi-benefici. La follia per essere creatrice deve però tornare in sé: nei diversi ambiti, la chiave è sempre nel giusto mezzo. Difficile da raggiungere, e soprattutto da mantenere: l’equilibrio è frutto di un lungo percorso di gradualità. Ma esiste una Stella Polare che ci indica cosa fare e cosa non fare nelle varie tappe della costruzione della nostra storia personale.
Attorno a noi ruotano tre cerchi concentrici: il più interno la comfort zone, seguito dalla zona dell’apprendimento e in fine da un anello del pericolo. Nel primo stiamo bene, ma probabilmente non siamo in grado di lanciarci in un’avventura imprenditoriale: dobbiamo quindi varcarne la soglia per vivere le esperienze di crescita che ci permetteranno di espanderla. Al tempo stesso dobbiamo evitare la zona di pericolo, dove potremmo comprometterci irrimediabilmente.
Alcuni esempi: potresti inizialmente cercare un lavoro, per quanto modesto, in un’azienda innovativa per esplorare dall’interno come funziona. La consulenza può essere un ottimo contesto per esplorare un mercato. Se non hai mai gestito persone, potresti maturare queste competenze anche in realtà associative. Lacune su specifiche materie possono essere appianate mediante la pervasiva disponibilità dei corsi online.
Saranno queste prime esperienze a chiarire la comprensione e a fornire quei robusti scarponi chiodati —per dirla con Mandel'štam— che permetteranno di affrontare con ragionevole sicurezza le mosse successive.
«Inizia: metà del lavoro è compiere il primo passo. Rimane l’altra metà: inizia di nuovo e arriverai alla fine.»
L’approccio graduale supera agevolmente l’inerzia e rivela la superficialità del detto “se vuoi puoi”, che andrebbe a buona ragione rimpiazzato da: “se fai puoi”. Di certo non sarò Babbo Natale (o Santa Lucia) a farti trovare la startup sotto l’albero di Natale: risultati straordinari richiedono un impegno straordinario, questo è il segretoThomas Alva Edison soleva dire: «Il genio è per l’1% ispirazione e per il 99% traspirazione». Un sogno senza metodo, è solo un vicolo cieco. Ne è un tragico esempio Alexander Supertramp, spinto nell’Alaska selvaggia da un entusiasmo cieco, salvo poi morire di stenti in uno dei Paesi più ricchi del mondo: non un grande esempio di successo, verrebbe da dire. La visione è diversa dal sogno: non il coraggio di "buttarsi", ma il coraggio di dedicare le risorse e l’impegno necessario. Anche Epitteto[2], circa 1900 anni fa insegnava l’importanza dell’azione lucida: «Desideri diventare vincitore olimpico? Io non meno di te, per Dio; perché‚ ciò fa onore. Ma prima studia le antecedenze e le conseguenze e poi mettiti all’opera. Quindi conviene sottoporti ad una disciplina e osservare una regola;»
Questo cammino non sarà solo caratterizzato da momenti esaltanti, ma perlopiù da difficoltà e delusioni. Fare innovazione e percorrere nuove strade vuol dire anche confrontarsi con difficoltà e delusioni motivate da evidenze di errori e ipotesi di lavoro dimostratesi non compiutamente corrette. Ma questo non dovrà mai deprimere. Anzi, ogni errore sia sprono per ripartire raddrizzando la rotta.
Si pongano continuamente in discussione i propri obiettivi, i propri risultati e i metodi di lavoro. Evitando di fare il passo più lungo della gamba, ma invocando la strada rigorosa, difficile e severa della conoscenza acquisita con fatica, giorno per giorno. È questo il reale significato dello slogan “failure is success”: il fallimento è la testimonianza del superamento i propri limiti e sposta l’asticella più in alto. Esso si applica a innumerevoli altri contesti, come lo sport, l’alpinismo, la ricerca scientifica e la vita stessa.
“Free Solo”[3], la straordinaria impresa di Alex Honnold sulla parete di El Capitan, può sembrare un’impresa suicida ai più. Ma, lungi dall’incoscienza, il suo successo è fondato sui lunghi anni di meticolosa preparazione che hanno preceduto la scalata.
Non possono esistere ricette preconfezionate, come non possono esistere guru, poiché ogni strada che conduce al successo è necessariamente una strada inesplorata. L’innovazione non lascia spazio agli epigoni e obbliga a pensare con la propria testa: tutte le startup infelici si somigliano, ogni startup felice è felice a modo suo. E, come corollario, il successo non ama il genio del Rinascimento. In un mondo sempre più complesso la specializazzazione, per quanto rischiosa, è la via della remunerazione.
Riferimenti
- Elogio della follia Erasmo, D.R, 1999. Booklassic.
- Manuale di Epitteto Epitteto, , 2011.
- Free Solo , 2018. National Geographic.