Sudore e speranze
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Nella mia vita, lo sport non è un’occupazione tra le altre, uno svago spensierato, ma una solida cittadella interiore.
Amore forse un poco tardivo, contagiosa fu l’energia dei compagni che respirai durante l’ora di educazione fisica, e in un attimo cruciale trovai il coraggio per imitarli, superando l’inerzia e la titubanza. Nelle biforcazioni della vita, fu un passo lungimirante, una di quelli che, illuminato retrospettivamente, riconfermerei in eterno.
La palestra di pugilato è un microcosmo della condizione umana, in una versione più autentica, libera dalle maschere e dai formalismi dell’ufficio e delle illusioni sociali, un’ora che rinvigorisce la volontà di esistere, quando essa tende a sopirsi. In quel tempo, scandito dal dalla campana del gong, “ci scambiavamo il sudore, i silenzi e la fatica”. I pugni sono una droga, difficile spiegare quell’adrenalina, impossibile smettere, l’odore dei guantoni impregna l’aria come un richiamo irresistibile.
L’allenamento da più di quanto chiedere di dare: è azione intenzionale, la fatica di raggiungere un obiettivo prefissato poiché l’ho deciso io, la soddisfazione per il suo raggiungimento e per aver spostato verso l’alto l’asticella del limite. Determinarsi e trascendersi. Una sensazione di potenza che ci affascina e afferma la vita, rivela aspetti della personalità e la esorta verso la sua versione migliore. Se oggi sono quello che sono, devo rendere grazie anche al sacro fuoco dello sport.
Un altro insegnamento: solo sfidando l’inerzia alleneremo il corpo, e da questa sfida riceviamo il nostro compenso. Allo stesso modo, anche il vero pensiero è nasce dal pensiero contro sé stessi. Nessuna convinzione passivamente accettata come tale potrà mai arricchire, solo un’incessante contraddizione può rompere la staticità delle barriere superando se stessi. La forza fisica e la forza spirituale sono entrambe condizioni necessarie all’armonia interiore. Come in palestra prepariamo la gara, è nella quiete prima della tempesta che forgiamo le armi per l’Olimpiade della vita.
Ed è così che a volte basta una corsa per risvegliare lo spirito assopito. Magari in una sera autunnale, dove l’aria frizzante è inizialmente tagliente, ma dopo un po’ di batticuore, è il calore corporeo a dominare. L’ambientazione sono i soliti luoghi provinciali, ma che hanno un non so che di familiare, delle briciole di poesia, momentaneo sollievo dalle angosce. Domani torneranno, ma non ora, e per un attimo sento che il mondo è mio.
Non ho mai tentato la via dell’agonismo: il realismo e la prudenza hanno avuto suggerito altre strade, ma lo sport rimane il meglio che ho avuto. E, quando mi capita di incontrare i vecchi compagni di palestra, si percepisce un’intesa sincera, forgiata dalla consapevolezza dell’aver condiviso il meglio delle nostre vite. Non servono parole: lo sappiamo, lo sentiamo.