Il senso della vita

Esistere è un fenomeno colossale, e, sin dall’alba dei tempi, l’uomo, scrutando l’orizzonte, si è interrogato sul suo significato più profondo. È stato durante un viaggio in barca lungo il fiume Ogooué (Gabon), a inizio ‘900, quando nella mente di Albert Schweitzer balenarono le seguenti parole, semplici e profonde: “Riverenza per la vita”[1].

Che significa? Tu dai valore alla tua vita? Vuoi continuare a vivere? Certamente sì! Questa è la consapevolezza basilare immediatamente disponibile alla conoscenza, che accomuna tutti gli esseri viventi: il desiderio di continuare a vivere, nonostante tutto. L’uomo con la sua razionalità ascolta il suo cuore, e comprende questa verità: “Io sono la vita che vuole vivere in mezzo alla vita che vuole vivere”.

Al contrario, nel pensiero pessimistico — come quello di Schopenhauer, o quello indiano —, la riflessione sulla vita interiore si fonda sulla sottomissione dell’uomo alla rinuncia della volontà di vivere; riduce la sua esistenza terrena all’astinenza da ogni azione e alla negazione della vita per dissolversi in uno stato di non-essere. Tutto è illusione, dicono, solo apparenza. Ma costoro hanno smesso di sperare.

La speranza c’è, quando uno crede
Che non un sogno, ma corpo vivo è la terra,
E che vista, tatto e udito non mentono.
E tutte le cose che qui ho conosciuto
Son come un giardino, quando stai sulla soglia.

— Czesław Miłosz, Speranza

La nostra orientazione filosofica sia dunque celebrativa, non ascetica, poiché la volontà di vivere persiste nonostante tutte le negazioni del mondo. Persino sotto le macerie, la voce dell’essere si fa sentire! Guardiamo attorno a noi: la vita è dovunque, striscia, vola, scrive sinfonie, costruisce cattedrali. Ma soprattutto, vuole vivere e continuare a vivere! Vita che vuole vita, mondo che vuole mondo.

«E questi profumi d’erba e di stelle, la notte, in certe sere che il cuore si placa... come negherò questo mondo, di cui sento la potenza e la forza?»

— Albert Camus, Il mito di Sisifo

Questa esaltazione misteriosa, che chiamiamo felicità, si contrappone alla paura della distruzione, che chiamiamo dolore. Il bene è tutto ciò che protegge la vita. Il male, tutto ciò che la distrugge. L’uomo deve quindi scegliere come vivrà di fronte alla sua volontà di vivere.

La filosofia della Riverenza per la Vita accetta il mondo così com’è. Esso, qualunque sia il nostro punto di vista, resterà per noi un enigma. Ma non è necessaria una conoscenza completa dell’universo per elaborare la nostra visione etica e spirituale: nel principio di Riverenza per la Vita il concetto di mondo è fondato su sé stesso e si rinnova in noi ogni volta che riflettiamo con attenzione su noi stessi e sulla nostra relazione con la vita attorno a noi. Questo misticismo etico è un pensiero razionale poiché trae la sua forza dalla natura intima del nostro essere.

La consapevolezza del dolore intorno attorno a noi, non solo dell’umanità, ma dell’intera creazione, ci porta a essere pessimisti. Solo in rari momenti proviamo veramente la gioia di essere vivi.

Eppure la volontà e la speranza rimangono ottimiste! E in questa tensione dobbiamo conservare la fiducia nella verità, la quale infonde uno spirito più forte delle circostanze. All’umanità non spetta altro destino se non quello che, attraverso la sua disposizione mentale e spirituale, prepara per sé stessa. Non siamo duqnue condannati alla rovina, se avremo il coraggio di scegliere la vita, ogni giorno, con lucida fermezza.

Riferimenti

  1. Out of My Life and Thought: An Autobiography Albert Schweitzer, A.B.L, 1931. JHU Press.
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