Preludio

Maurits Cornelis Escher, Another World II, 1947. Xilografia.

Il motore della storia, tanto personale quanto pubblica, è la ricerca di un significato. Oppure, specularmente, l’angoscia dinnanzi alla morte. Due tensioni che sono una sola sostanza.

Un istinto segreto ci spinge a riempire le giornate. La laurea, la carriera, il mutuo, qualche vittoria nel calcetto con gli amici. Lavoriamo per garantirci una serenità stabile, ma una volta raggiunto lo stato di quiete, subentra nel cuore una strana inquietudine, immediatamente silenziata da nuovi passatempi, temendo senza nemmeno sapere ciò che si teme.

Ma la trama dell’esistenza illusoria non è così fitta che l’oscurità dell’ignoto non trasparisca. Ed è così che un giorno, in un momento di lucidità, la domanda si pone e la risposta è sincera. Si inaugura così il tempo della vita cosciente. Se in essa tutte le probabilità di eterno sono azzerate, ne è invece restituita ed esaltata la libertà d’azione.

«Ho posto davanti a te la vita e la morte, a te spetta scegliere la vita.»

— Deuteronomio 30,19

Di fronte a questa alternativa, è la scelta affermativa che misura il valore di un uomo. Esistere o non esistere. Chi vuole fortemente la sua vita, non s’accontenta, temendo di soffrire, a quel vano piacere che gli faccia schermo al dolore, perché questo continui sotto cieco, muto, inafferrabile; ma anzi la persona di questo dolore prende e sopportando s’afferma là dove gli altri sono annientati dal misteroCarlo Michelstaedter, La persuasione e la rettorica.

Lungo il sentiero dell’esistenza la ragione accompagna, ma non basta. Ogni volta che crede di afferrare la verità, ne coglie solo un frammento. Il cammino è irto e privo di scorciatoie, rare sono le vittorie. Ma l’unica alternativa a questo calvario dello spirito è la negazione di sé: uno stato di benessere falso e illusorio che intorpidisce la coscienza.

Il nostro essere, qui e ora, una realtà in grado di conoscersi è di per sé un miracolo che giustifica una risposta affermativa alla domanda esistenziale.

«L’anima razionale vede se stessa, articola se stessa, raccoglie il frutto che produce, spazia per il cosmo intero, per il vuoto che lo circonda e per la struttura che lo conforma. Ancora: si protende verso l'infinito dell'eternità, abbraccia e comprende col pensiero la l’alfa e l’omega dell'universo.»

— Marco Aurelio, Colloqui con sé stesso, libro XI, 1

E non era nemmeno necessario che fosse, avrebbe potuto anche non essere. Eppure è. Uno spirito che ha assaporato una tale estasi desidera trasmettere la sua esperienza attraverso la parola.


Il nostro tempo è attraversato dallo spirito dell’inquietudine e dell’instabilità. Jorge Luis Borges ha scritto che vivere in un tempo di grandi pericoli e opportunità significa sperimentare sia la tragedia che la commedia, con “l’imminenza di una rivelazione”Jorge Luis Borges, Altre inquisizioni nella comprensione di noi stessi e del mondo.

La fuga davanti al destino, il rifiuto dell’azione nel mondo è un rifiuto che porta alla perdita di sé. Cambiare le cose è in nostro potere, e il compito del cambiamento spetta al pensiero. Le rivoluzioni politiche sono destinate al fallimento, poiché la forma mentis del rivoluzionario è distruttiva: conosce solo i metodi per annientare, non quelli per creare. Una società cambia se cambiano gli individui che la compongono, e non viceversa. La vera rivoluzione è quella interiore.

«Il futuro è molto aperto, e dipende da noi, da noi tutti. Dipende da ciò che voi e io e molti altri uomini fanno e faranno, oggi, domani e dopodomani. E quello che noi facciamo e faremo dipende a sua volta dal nostro pensiero e dai nostri desideri, dalle nostre speranze e dai nostri timori. Dipende da come vediamo il mondo e da come valutiamo le possibilità del futuro che sono aperte.»

— Karl Popper, The Myth of the Framework

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