La superiorità della civiltà occidentale
Incisione tratta da un enciclopedia dell’età vittoriana
Oggigiorno, affermare quanto espresso nel titolo è ormai un tabù. Si è molto discusso delle pagine più buie della nostra civiltà, quali il colonialismo, crimini certamente innegabili e ingiustificabili. Tuttavia, queste critiche stanno degenerando in un pensiero antioccidentalista (e in maggior misura, antiamericanista e in una forma di relativismo assoluto.
Questo porta a dei cortocircuiti mentali. Il fatto che civiltà diverse abbiamo diversi sistemi di credenze non implica che il confronto sia insensato o che non esista un giusto e uno sbagliato. Il relativismo culturale è quindi tanto sciocco quanto una difesa a priori della propria civiltà.
È obiettivamente disonesto confrontare le varie culture come se fossero realtà parallele, di uguale peso e di uguale misura. Infatti, mentre tutte le civiltà antiche rimasero ancorate a un pensiero magico-mitologico, nell’antica Grecia nacquero il pensiero logico e la democrazia. Fu una parentesi di luce, e ancora oggi gli stati occidentali sono un’isola di luce nel mondo.
La tradizione europea, fondata sulla libertà, è l’unica a contenere elementi di auto critica, ed è depositaria di una immensa eredità culturale che ha portato e sta portando al mondo. A essa si deve quindi riconoscere una posizione più elevata rispetto a ogni altra civiltà, dovuta alla prima realizzazione di una norma assoluta di sviluppo, destinata a rivoluzionare ogni altra cultura storica.
L’eurocentrismo non va quindi interpretato in un senso genetico o razzista, ma come spazio geofilosofico: una società aperta alla quale chiunque può aderire, si pensi alle coraggiose lotte di Hong Kong, Taiwan e l’Ucraina. Diametralmente, va condannato lo sciovinismo talvolta esibito da chi in Occidente è nato: nessuno può intestarsi i meriti delle generazioni passate, ma può invece impegnarsi con sobrietà per aggiungere il proprio contributo al progresso.
Se l’Occidente viene meno è la civiltà umana che muore. Oggi non si vede niente di buono sul fronte occidentale. L’invasione russa dell’Ucraina ha rilevato le condizioni di precarietà di uno status che ormai davamo per scontato. Il maggior pericolo è la stanchezza: se agli occhi di Mosca e di Pechino, del mondo arabo-islamico, noi appariamo come quelli che hanno rinunciato a difendere i propri valori, è naturale che ci sia il riflesso di una perdita di peso, di influenza. Abbiamo smarrito la volontà di esistere, arrendendoci all’automatismo del mondo
Chi è causa del suo male pianga sé stesso. È quindi fondamentale un’analisi, senza ipocrisie e inganni, del nostro vacillare sociale, culturale, economico, istituzionale e ovviamente politico. Il sipario non si è ancora chiuso, e un futuro diverso può sempre essere immaginato e realizzato da una forza che sappia opporsi al fatalismo. Difendere l’Occidente oggi significa difendere l’idea stessa di civiltà, contro un nuovo ordine mondiale basato sul disordine.