Radiofobia
ra·dio·fo·bì·a /radjofoˈbia/ s. f. la paura persistente, anormale e ingiustificata delle radiazioni ionizzanti.
Per gli italiani, il nucleare è il male assoluto. Tuttavia il cambiamento climatico, il caro-bollette, la dipendenza da paesi autoritari per gli idrocarburi –che prima o poi finiranno– dovrebbero portarci a riconsiderare i nostri pregiudizi. E, come per gli incidenti aerei, solo rigorosa analisi quantitativa aiuta a tornare alla realtà . Ho quindi voluto riportare qui alcuni numeri sperando di riuscire almeno a instillare il seme del dubbio.
- 64. I morti causati dall’incidente di Černobyl'. Nonostante i timori iniziali, a distanza di oltre 3 decadi non si evidenzia nessun incremento di tumori nei territori colpiti[1]. Gli incidenti di Fukushima e Three Miles Island non hanno invece provocato ne vittime ne significativa contaminazione ambientale (le zone circostanti tali centrali rimangono abitabili). Gli incidenti legati all’idroelettrico hanno invece avuto conseguenze peggiori[2] e nel 2018 l’inquinamento atmosferico prodotto dalla combustione di carbone, petrolio e altri combustibili fossili ha causato ben 8,7 milioni di morti a livello globale[3]. Oltretutto una centrale a carbone produce rilascia cento volte la radioattività di una centrale nucleare[4]. Complessivamente il nucleare è quindi la fonte più sicura[4]. Come paragone, un individuo che fuma per tutta la vita ha il 50% di probabilità di morire per una patologia direttamente correlata al fumo[6] e la probabilità di morire al volante di un’auto e 1 su 85[7]. Se siamo pronti ad accettare questi rischi non dovremmo preoccuparci più tanto delle centrali nucleari.
- 200 grammi. Le scorie nucleari durature prodotte dalla Francia ogni anno per ogni abitante[8]. Ne segue che se 10 miliardi di persone dipendessero solo dall’uranio (con il tenore di vita di un francese), in un secolo di accumulerebbero poco più di 7 m³ di scorie.
- 60%. I rifiuti radioattivi procapite prodotti ogni anno, non legato alla produzione di energia elettrica[8].
- 97%. la percentuale di scorie nucleari riciclabile tramite centrali di IV generazione[8]. Al momento il costo dell’uranio e dello stoccaggio delle scorie tuttavia è troppo basso per giustificare tale investimento, ma un massiccio impiego del nucleare le condizioni cambierebbero.
- 17 mila tonnellate. La quantità di carbone necessaria a fornire la stessa energia di una tonnellata di uranio[11]. Basterebbero quindi 4-5 reattori per liberarci dalla dipendenza dal gas russo[12]. Essi costerebbero circa 50 €, che è comuqnue meno del superbonus è costato allo Stato 71,8 miliardi euro per riqualificare meno del 2% degli edifici residenziali.
- 56. I reattori in costruzione nel mondo, inclusi paesi come Bangladesh e Turchia[13]. Il nucleare è quindi una tecnologia in forte crescita, con buone prospettive di innovazione (IV, SMR). Nonostante alcuni progetti in europa abbiano subito ritardi, in Cina, Corea del Sud e Giappone il tempo medio di costruzione di un reattore è di 5 anni[14].
- 113,9 $/MWh. Il costo livellato dell’energia nucleare negli usi, circa la metà di fotovoltaico off-shore e pannelli solari.
- 160 miliardi di €. Il costo dell’energiewende nel quinquennio 2015-2019[15]. Ottenendo una modesta decarbonizzazione di circa 2% all’anno, ossia la stessa velocità degli USA[16]. Ma la bolletta tedesca è la più alta al mondo, insieme alla Danimarca (ossia l’altro paese che ha scommesso sull’eolico)[17]. Al momento nessuno stato al mondo è mai riuscito a decarbonizzare basandosi su eolico e/o fotovoltaico.
- 2080. L’anno in cui potremmo avere la fusione commerciale. Dovremo prima aspettare il completamento del progetto ITER, poi del progetto DEMO. Tuttavia, essendo esperimenti, l’esito potrebbe essere negativo. Non è quindi una strada perseguibile per poter decarbonizzare entro il 2050.
- 1. il primo reattore (la pila di Chicago) fu costruita dall’italiano Enrico Fermi. L’ENEL è l’ente che gestisce il maggior numero di diverse tecnologie nucleari (PWR, BWR occidentale, BWR sovietico), a dispetto della convizione che gli italiani siano inadeguati a gestire il nucleare. Tuttavia, dopo il referendum dell 1986 l’Italia è diventata il primo net importer di elettricità al mondo.
Affrontare una materia complessa, laddove le conversazioni sono necessariamente quantitative, è faticoso, e nessuno ama la fatica. Tuttavia, talvolta dobbiamo prendere decisioni cruciali per il nostro benessere. L’industria del nucleare richiede investimenti a lunghissimo termine e può sopravvivere solo su un ampio consenso democratico. Non perdiamoci dunque d’animo: ognuno di noi può, grazie alla ragione, giungere a una decisione informata e contribuire positivamente alla comunità .
Riferimenti
- What was the death toll from Chernobyl and Fukushima? [URL] [URL consultato il 31 luglio 2023]
- List of hydroelectric power station failures [URL] [URL consultato il 31 luglio 2023]
- Oolveri sottili, il killer silenzioso: 8,7 milioni di morti nel mondo nel 2018 per i combustibili fossili [URL] [URL consultato il 31 luglio 2023]
- Radiological Impact from Airborne Routine Discharges of Coal-Fired Power Plant [PDF] [URL consultato il 31 luglio 2023]
- Radiological Impact from Airborne Routine Discharges of Coal-Fired Power Plant [PDF] [URL consultato il 31 luglio 2023]
- I danni del fumo [URL] [URL consultato il 31 luglio 2023]
- Ecco la hit parade delle prime 20 cause di morte più probabili al mondo [URL] [URL consultato il 31 luglio 2023]
- All about radioactive waste in France [URL] [URL consultato il 31 luglio 2023]
- All about radioactive waste in France [URL] [URL consultato il 31 luglio 2023]
- All about radioactive waste in France [URL] [URL consultato il 31 luglio 2023]
- La gestione in sicurezza delle scorie nucleari [URL] [URL consultato il 31 luglio 2023]
- Quante centrali nucleari servirebbero in Italia per essere indipendenti dal gas russo? [URL] [URL consultato il 31 luglio 2023]
- Under Construction [URL] [URL consultato il 31 luglio 2023]
- How long does it take to build a nuclear reactor? [URL] [URL consultato il 31 luglio 2023]
- German Failure on the Road to a Renewable Future [HTML] [URL consultato il 31 luglio 2023]
- Germany's Energiewende, 20 Years Later [URL] [URL consultato il 31 luglio 2023]
- Pricing of Electricity by Country [URL] [URL consultato il 31 luglio 2023]