Dubito ergo sum
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Non nasciamo sapendo tutto, ma possiamo imparare. E il primo passo verso l’apprendimento è ammettere la propria ignoranza. Questo era lo scopo delle domande di Socrate, che scuotevano le vaghe certezze dei suoi interlocutori ateniesi.
La mente tende a chiudersi nella comfort zone di concezioni perentorie che, in quanto tali, appaiono rassicuranti. Religioni che promettono una giustizia divina e un’aldilà, sistemi filosofici che garantiscono il raggiungimento di una conoscenza certa, forme di nazionalismo che esaltano la superiorità della propria etnia, derive stataliste che promettono diritti senza doveri, o utopie progressiste che raccontano il mito del progresso infinito e illimitato.
Abbiamo paura a guardare nell’abisso. Forse, inconsciamente, percepiamo la fragilità delle nostre illusioni e temiamo un confronto che possa porle in discussione. Il pensiero categorico è allora solo in apparenza un pensiero forte, ma in realtà è debole.
«Ci consideriamo i cavalieri del Santo Contatto, e questa è la menzogna numero due: la verità è che cerchiamo soltanto la gente. Non abbiamo bisogno di altri mondi, ma di specchi. […] ci portiamo dietro esattamente quello che siamo e quando l'altra parte ci svela la nostra verità - il lato che ne teniamo nascosto - non riusciamo ad accettarla!»
Gli uomini credono volentieri ciò che desiderano sia vero, disse Giulio Cesarelibenter homines id quod volunt credunt, Commentarii de bello gallico III, 18), il quale seppe sfruttare tale debolezza per prevalere militarmente sui suoi avversari. Se possiamo infatti ignorare la realtà, non possiamo ignorare le conseguenze dell’aver ignorato la realtà! Meglio dunque le incertezze che le false certezze e, per liberarci di queste ultime, occorre trovare il coraggio di sfidare le proprie convinzioni. “Sapere aude!”, esortava KantTale espressione latina compare per la prima volta nell’Epistola II di Orazio (Libro I). All’interno del saggio Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung?, Kant la trasforma nel motto dell’Illuminismo.
John Mill, ne il Saggio sulla libertà[1], ci ricorda che «Le nostre convinzioni più giustificate non riposano su altra salvaguardia che un invito permanente a tutto il mondo a dimostrarle infondate», anticipando Karl Popper e il suo Principio di Falsificazione.
Se il sogno di una costruzione certa e completa del sapere è un’illusione, il dubbio non è debolezza, ma un potente strumento che estirpando le idee errate e che conferisce un’autentica forza alle idee che invece resistono alle sue prove. Meditare, filosofare, dubitare, in questa epoca, sono diventati sinonimi di over-thinking. Ma è solo il pensiero, concreto e in perenne evoluzione, che può guidarci verso una consapevolezza del mondo e di noi stessi più solida e consapevole. Ne guadagneremo in termini di soddisfazione e delle capacità di compiere scelte perlomeno non palesemente errate. È un cammino faticoso, a tratti amaro, ma che vale la pena percorrere.
Riferimenti
- On Liberty Mill, J.S, 1859. Broadview Press.