E all’improvviso arrivò il futuro
Autografo di Carlo Magno
La nostra storia è costellata di guerre lunghe e atroci. Il sogno di un’Europa unita, speranza per una nuova epoca di pace, è sotto attacco da nemici esterni e interni, e il fuoco dei suoi ideali sembra morente nell’indifferenza generale. È nostro compito superare questa stanchezza intellettuale e tornare a essere protagonisti del progresso.
Ti verrebbe mai in mente di entrare in casa di uno sconosciuto uccidere tutti quelli che ci vivono e impadronirti della casa? Ovviamente no, sarebbe sbagliato. Eppure quando i governi decidono d’invadere altri paesi uccidendo milioni di uomini, altrettante persone, brave e oneste, accorrono all’appello, anche a costo della propria vita.
Perché? Perché è un credo che è stato insegnato e dal quale ancora oggi non ci siamo ancora completamente disintossicati. Oggi condanniamo l’aggressione all’Ucraina da parte della Russia (non tutti ahimè), ma difficilmente condanneremmo, per esempio, l’annessione del Sud Tirolo alla fine della Prima Guerra Mondiale. Eppure, su quali basi legale si giustificava l’aggressione all’Austria-Ungheria, costata oltre un milione di morti?
Chiaramente, la speranza per il futuro dell’umanità non sta nelle nazioni e nelle guerre di conquista! l’Unione Europea rappresenta una novità nella Storia: una libera associazione di Stati democratici. E per questo oggi molti la odiano: i neofascisti la odiano, Putin la odia, la Cina la odia. Vi è qualcosa di unico nella libertà europea: anche le critiche contro l’Europa sono radicate in questa stessa eredità.
Oggi stiamo vivendo un momento storico molto doloroso. Le società democratiche si trovano in una fase di crisi e varie forme di società illiberali, dalle dittature fasciste agli stati mafiosi, godono di una fase di espansione. Le mostruosità di questa tendenza anti eurocentrica sono alla luce del sole: quando i talebani sono saliti al potere in Afghanistan, hanno stretto un patto brutale con la Cina. Questo è il nuovo ordine che Putin celebra. Ma anche fra di noi serpeggiano dubbi sulla nostra cultura e sulla nostra spiritualità. Il sintomo più evidente di questo declino morale è l’abbandono del pensiero razionale, caratteristica differenziante della nostra civiltà. Stanno ritornando brutti discorsi e ruggini nei confronti dei nostri partner europei, spesso alimentati ad arte da attori incuranti delle catastrofiche conseguenzeCome ricorda Hobbes, “La lingua dell'uomo è una tromba di guerra e di sedizione".
Nel 2023 si ricorderà il centesimo anniversario della pubblicazione di Paneuropa[1], il libro-manifesto in cui il conte Richard Coudenhove-Kalergi propugnava l’unione degli stati europei come unica possibilità per evitare un’altra guerra mondiale.
«I singoli stati sono diventati troppo piccoli per mantenere in futuro un’esistenza indipendente… Se l’Europa si rifiuta di seguire (la strada dell’unità), i suoi stati andranno in rovina come piccoli pizzicagnoli che volessero, da soli, entrare in concorrenza con i grandi complessi industriali.»
Oggi dobbiamo rendere onore alla vituperata memoria di quest’uomo visionario. La nostra forma mentis ci porta a non voler credere in ciò che riteniamo irrazionale e a persistere nella convinzione che solo l’economia fosse il motore della storia. Ma, come è stato scritto[2], è il “desiderio di riconoscimento” il principale componente della trasformazione sociale. La globalizzazione, il processo storico di unificazione in atto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale dovrebbe, in teoria, aumentare il benessere e ridurre le tensioni internazionali. Ma esso è accompagnato da un secondo processo che agisce in direzione opposta: il fatto che grandi masse di gente prendono coscienza di questo processo di unificazione si traduce in un incitamento a tutte le force delle comunità culturali esistenti per assicurare ai loro valori tradizionali la parte più larga possibile nello stato finale dell’unificazione. E questo comporta l’aumento dell’instabilità e dei conflitti.
Ci si risvegli dunque dal letargo geopolitico e si guardi la realtà per quello che è: pessima, vera e in attesa di risposte. Occorre evitare che la catastrofe del pensiero si evolva in nuova catastrofe politica, proteggendo l’unità e l’eredità moderna e liberale dell’Europa occidentale. Questa “ideologia”, fatta di apertura verso ogni forma di pensiero, è l’unica speranza affinché in futuro diversi comportamenti umani possano fondersi e convivere in equilibrio.
Riferimenti
- Paneuropa Coudenhove-Kalergi, R and Verhulst, C, 1928. Editions paneuropeennes.
- La fine della storia e l'ultimo uomo Fukuyama, F and Ceni, D, 2020. DaAgostini Libri.