Psicologia del complottista

Dai vaccini all’Ucraina, dal “new world order” al 5G, dal gender all’“Europa che ci obbliga a mangiare gli insetti” e alle scie chimiche. Il copione del complottista, modellato dall’assorbimento acritico e disordinato di pagine Internet, si ripete sempre identico, quasi eterodiretto. Se abbiamo a che fare con tali soggetti, l’unica salvezza è nel riuscire cambiare discorso oppure rifugiarsi nel cellulare.

E queste teorie cospiratorie, spesso dannose e fuorvianti, non accennano a sparire nonostante il progresso occidentale e la scolarizzazione di massa. La convizione che l’economia possa spiegare e risolvere tutti i problemi dell’umanità è falso mito particolarmente radicato nella nostra società, probabilmente come conseguenza della pervasitività del marxismo culturale o, forse, perché ci fa comodo crederlo vero. Ma la natura umana è troppo complessa per essere ridotta a un insime di mere esigenze materiali. Occorre quindi una rilessione più ampia riguardo ai meccanismi mentali che portano a comportamenti razionalmente assurdi.

Forse ci lasciamo suggestionare perché la verità non ci piace. Magari, semplicemente, ci pare noioso e insipido, e il complottismo non è che una forma di escapismo. O, più umanamente, in fondo al cuore desideriamo l’esistenza di una regia occulta e minuzionsa del mondo, perché l’idea di un mondo caotico è ancora più spaventosa. Ci disturba l’eventualità di fenomeni che non seguano un disegno preciso e infallibile. Scegliamo inconsiamente di vivere quindi di certezze rassicuranti ma infondate piuttosto che di una genuina incertezza. In fin dei conti, per la nostra natura umana, siamo condannati a convivere con l’angoscia esistenziale e non tutti hanno la forza interiore per rimanere lucidi.

O forse il complottista è solo un narcisista, affetto da complessi d’inferiorità, e cantare fuori dal coro lo fa sentire superiore al resto dell’umanità. Del resto, perché di accontentarsi di essere un impiegato qualunque, quando nell’immaginazione si può essere un supereroe che ha scoperto i segreti dei Poteri Forti? E queste persone sono impossibili da dissuadere, perché riconoscere il proprio torto sarebbe una dolorossissima ammissione di stupidità, ovviamente inaccettabile per una psicologia abiutata a rifiutare le verità più evidenti. Ma la realtà oggettiva prima o poi si manifesta. Per quanto si voglia credere che la terra sia piatta, arriva il giorno in cui bisogna fare i conti con il fatto che la nave di Ferdinando Magellano è partita verso occidente ed è tornata da oriente.

Nessuno vede credersi depositario della verità assoluto. Proprio perché certi tratti sono intrinseci della natura umana, li troveremo anche in noi, in una certa misura. Probabilmente anche noi stessi avremmo voluto Socrate morto, infastiditi dalle sue domande insinuatrici di dubbi. Una voce fuori dal coro, la follia, può essere affascintante e svelare la realtà. Ma poi deve tornare in sè, altrimenti diventa patetica. Il Don Chiscotte, che “nella sua fantasia vedeva ciò che non vedeva”Miguel de Cervantes Saavedra, Don Chisciotte della Mancia, capitolo XVIII, in fondo era un buono che voleva fare del bene, il suo non era un vile rifiuto della realtà. Il delirium che imperversa ai nostri tempi, di contro, è pura vigliacceria intellettuale, per nulla scomodo, ma piacevolmente masturbatorio per chi ne è affetto. La verità si sa, generalmente fa male. Se non fa male, se la sensazione prevalente è la tracotanza della certezza, probabilmente non è la verità!

Al giorno d’oggi, la diffusione incontrollata di atteggiamenti paranoici li ha resi una variabile potenzialmente condizionante della società del benessere. Abbiamo constatato le terribile conseguenze dei “Protocolli dei Savi di Sion” in passato e constatiamo oggi le conseguenze dell’antivaccinismo. In ultima analisi, la sopravvivenza stessa della democrazia, è messa a repentaglio dalla polarizzazione estrema e dalla diffusione delle cattive idee. Entità malevole sfruttano attivamente per questa tendenza all’autoradicalizzazione e il fatto che il pesce social abbocca con facilità. Non è quindi un problema che possiamo permetterci di ignorare.

Serve quindi un maggior impegno della parte sana della società, la quale ha l’obbligo morale di mantenere i nervi saldi e contrastare la diffusione della follia. Occorre tenere bene in mente che, più con un dibattito razionale, ci confrontiamo col malessere esistenzale o con il bisogno di attenzione. Data la complessità del fenomeno, non possiamo illuderci dell’esistenza di soluzioni miracolose. La censura, oltre che sgradevole, non è nemmeno una soluzione efficace. Occorre invece una dialettica sofisticata, efficace, oltre che e una paziente ma incrollabile opera di esercizio del pensiero critico, in ogni occasione possibile. Può essere frustrante, ma è così.

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