Perché non possiamo non dirci americani
Washington attraversa il fiume Delaware, olio su tela del 1851, opera di Emanuel Leutze
«Tra i tanti luoghi comuni di natura ossessiva nei quali inciampiamo, uno dei più fastidiosi è la paura dell’americanismo»[1]. È difficile constatare l’esistenza di un’allucinazione collettiva quando ci si è immersi fino al collo, ma provate ad osservare: tutte le lacrime del mondo, in qualche modo devono essere imputabili degli USA:
- se intervengono in una guerra, sono guerrafondai;
- se però non intervengono, sono isolazionisti;
- se dislocano imprese all’estero, sono sfruttatori;
- se invece producono in patria, sono egoisti chiusi nelle loro ricchezze;
- se contrastano l’immigrazione domestica, sono razzisti;
- se invece la permettono, sono schiavisti;
- se divulgano le loro conoscenze, è imperialismo culturale e corruzione;
- se invece accettano contaminazioni culturali da altri popoli, allora è appropriazione culturale.
Se oggi un post sui social network incolpasse l’America dell’estinzione dei dinosauri, come per un riflesso pavloviano milioni di utenti vi metterebbero il like e lo ricondividerebbero senza notarvi nulla di strano! Già un secolo fa, Antonio Gramsci dal carcere aveva avvertito: «l’antiamericanismo è comico, prima di essere stupido»[2]. Ma le sue parole caddero nel vuoto.
È difficile capire le cause di questa moda intramontabile, che a destra come a sinistra, si nutre del disprezzo per il progresso e sogna la decrescita (altrui). Forse l’invidia. O forse la paura della libertà. O magari semplicemente una presunta superiorità aristocratica dell’Europa nei confronti dell’America materialistaLa morale del servo e del padrone di Nietzche può essere una chiave di lettura: laddove l’America dice “sì” alla vita, l’Europa vecchia e risentita, sussurra tra le pieghe della sua stanchezza morale; laddove i primi affermano, i secondi giudicano..
Ma l’America, per noi tutti, è un simbolo. È il Paese che ha salvato l’Europa dal nazismo nella Seconda Guerra Mondiale, e dove milioni di persone sono arrivate, scappando dalle dittature di tutto il mondo, in cerca di libertà e di opportunità. È il Paese che ha costruito il Miracolo economico italiano grazie al piano Marshall e che ha nuovamente salvato l’Europa vincendo la Guerra Fredda. E oltre a essere il maggiore benefattore dei paesi in via di sviluppo, è tuttora in prima linea nella difesa d’Israele, di Taiwan e dell’UcrainaAddendum del 2025. A seguito del recente riposizionamento su una politica estera più isolazionista, emerge con maggior forza l’inettitudine dell’Europa..
Su quest’ultima vicenda noi europei abbiamo trovato un barlume di unità solo grazie alla regia americana. Se fossimo stati abbandonati ai nostri impulsi istintivi, Putin avrebbe già vinto la sua guerra psicologica da un pezzo. E oggi con l’aggressività di stati orweilliani come Cina e Russia, che esportano solo illiberalismo, nessuna strategia geopolitica realistica può rinunciare al campione planetario della libertàNel 2007 l’economia americana ed europea erano paritarie, mentre oggi, dopo solo 15 anni, quella americana è raddoppiata mentre quella europea —la medesima Europa che guarda agli USA con spocchia— è rimasta pressoché invariata. Praticamente siamo un museo vivente, ma quanto a lungo potrà durare?. È dunque fondamentale decostruire l’antiamericanismo oggi stesso.
Riferimenti
- Avventura novecentista Bontempelli, M, 1974. , pp. 35. Vallecchi.
- Quaderni del carcere Gramsci, A, pp. Quaderno 5 § 105.