Decodificare il messaggio della bellezza

Perché siamo attratti dalla bellezza? Nelle cose belle percepiamo qualità di cui abbiamo bisogno, ma che mancano nella nostra vita: armonia, equilibrio, pace, forza. La bellezza ha quindi una funzione importante. Essa rivela importanti verità sulla felicità, ed è compito degli artisti aiutarci a vivere vite felici.

La fotografia mi ha insegnato ad apprezzare i piccoli dettagli e a trovare la bellezza anche dove non ci si aspetterebbe di trovarla. Anche un vecchio attrezzo agricolo arrugginito può risultare affascinante e suggestivo. Se per una descrizione oggettiva della realtà, mille parole valgono quasi sempre più di un’immagine, nelle mie esplorazioni preferisco ribaltare l’assunto razionalista: non è l’utile a essere bello, ma è il bello a essere utile.

Di seguito, una mia selezione di fotografi che considero particolarmente evocativi.

Irene Kung

L’essenzialità delle inquadrature e la capacità di far emergere i suoi soggetti dall’oscurità, infatti, esprimono una vicinanza stilistica e concettuale al Rinascimento pittorico italiano. Allo stesso tempo le composizioni di Irene Kung evidenziano per contrasto l’ambiguità dell’urbanizzazione e della negligenza umana, facendo emergere dalla bellezza una sottile inquietudine. Descrivere la sofferenza attraverso una rappresentazione raffinata e onirica è un tentativo di generare un nuovo significato a partire dalle percezioni di un’esperienza emotiva, è un’astrazione che mi conduce dalle zone più in ombra alla dimensione meditativa, fino agli spazi inconsci dell’anima.

© Irene Kung, Colosseo 2, Invisible Cities. Irene Kung, Colosseo

Armando Capochiani

Paesaggi lievi e rigorosi al tempo stesso, fatti di geometrie in perfetto equilibrio, ingentilite dai toni pastello degli edifici e dalla luce morbida e diffusa. Il minimalismo urbano è la parola chiave: le forme, i colori e le linee sono razionalizzati fino a non sembrare più appartenere a questo mondo. Creando una fotografia eccessivamente semplificata, Armando Capochiani cerca di suscitare una risposta emotiva producendo un'esperienza visiva unica.

© Armando Capochiani, Urban Geometries. Armando Capochiani

Fulvio Rotier

Può la fotografia sostituire la parola? Guardando le fotografie di un grande artista si può sicuramente affermare che ciò è possibile e che un solo momento, frutto di uno scatto furtivo o meditato, coglie l’intersezione tra luci e ombre, i rapporti tra pieni e vuoti, arrivando a esprimere sentimenti, pensieri, azioni. L’immagine arriva così a commuovere, ad avviare processi di riflessione profonda, a toccare corde profonde dell’anima. E ciò avviene in maniera spesso immediata, struggente e meravigliosa, così come una musica che ci pervade e ci porta su un piano quasi metafisico, non umano. È questo l’effetto che danno le foto intense, poetiche e sognanti di Fulvio Roiter.

© Fulvio Rotier, Norcia, 1955. Fulvio Rotier

Paul Brouns

Fotografando i dettagli degli edifici e ripetendoli all’infinito, il fotografo olandese Paul Brouns riesce a svelare allo spettatore la bellezza astratta di ciò che ci circonda ogni giorno e che non siamo in grado di vedere da soli. «Mi piace vedere l’architettura come spartiti musicali nella nostra esistenza e per esempio i dettagli come le finestre e occasionalmente le persone stesse, possono essere visti come le note che danzano lungo i livelli del pavimento.»

© Paul Brouns, Mondrianesque. Paul Brouns

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