Il Criterio di Falsificabilità

Illustrazione tratta dal volume "Scènes de la vie privée et publique des animaux" a cura di Pierre Jules Hetzel pubblicato a Parigi fra il 1840 e il 1842

Fa parte della natura umana: vediamo solo quello che vogliamo vedere. Cerchiamo solo conferme di ciò che già crediamo e pensiamo. Vogliamo sempre credere di essere nel giusto e non accettiamo l’idea di essere contraddetti dalla realtà. Questo però porta a chiuderci irreparabilmente nei nostri errori.

Come uscirne?

Il Criterio di Falsificabilità di Popper[1] è uno strumento filosofico per stabilire quando una teoria è scientifica e quando no, ma può essere applicato anche oltre la scienza. Vediamo di capirlo meglio.


Quali caratteristiche dovrebbe avere una teoria per essere considerata scientifica? Un prima risposta rudimentale potrebbe essere: "quando esistono esperimenti che possono dimostrarne la veridicità". Ma questo non è possibile, come mostrato dalla metafora del tacchino induttivista di Bertrand Russell[2], poiché non si potranno mai compiere infinite verifiche. E, per quanto numerose, le prove a favore non potranno mai “verificare” definitivamente una teoria, mentre in linea di principio una sola prova contraria può bastare a “falsificarla”

«Nessuna quantità di esperimenti potrà dimostrare che ho ragione; un unico esperimento potrà dimostrare che ho sbagliato.»

(Albert Einstein, lettera a Max Born del 4 dicembre 1926)

Quindi l'accento non deve essere posto sugli aspetti induttivi, ma su quelli deduttivi. Una teoria è informativa della realtà solamente se formulata contestualmente a un falsificatore potenziale, ovvero un esperimento che potrebbe dimostrarne la falsità. Quindi la scienza non è verità assoluta (a cui non si giungerà mai), ma un continuo divenire verso di essa ed e costituita in ogni momento dalle teorie non ancora falsificate. Un esempio è costituito dalla relatività di Einstein che supera e comprende quella galileiana.

«Ciò che potremmo chiamare il metodo delle scienze consiste nell’imparare dai propri errori in modo sistematico: in primo luogo, correndo dei rischi, osando commettere errori – ossia, proponendo nuove audaci teorie; e, in secondo luogo, cercando sistematicamente gli errori.»

(K. R. Popper, “Il mito della cornice”, pag. 128)

“Ciò che potremmo chiamare il metodo delle scienze”, spiega Popper, “consiste nell’imparare dai propri errori in modo sistematico: in primo luogo, correndo dei rischi, osando commettere errori – ossia, proponendo nuove audaci teorie; e, in secondo luogo, cercando sistematicamente gli errori compiuti”8.

Audaci teorie, errori, critica. Il lascito del grande filosofo austriaco, la sfida che egli lancia alle generazioni future, non è di poco conto.

Una teoria falsificabile non è necessariamente vera (il criterio non distingue fra teorie vere e false, ma fra teorie scientifiche e no). L’omeopatia, per esempio, fa affermazioni falsificabili che non sono ovviamente sopravvissute agli innumerevoli tentativi di confutarla (tuttavia molte persone continuano comunque a darle credito). Tuttavia, in genere le teorie pseudoscientifiche non sono falsificabili, come nel caso dell’intelligent design. Qui abbiamo una teoria costruita a tavolino in modo che nessuna nuova scoperta la possa sconfessare: qualsiasi nuovo tassello si aggiunga alla teoria dell’evoluzione, verrà attribuito a un progettista intelligente del quale nulla viene detto e la cui esistenza non può essere smentita.


La scienza ha quindi la sua anima nel cambiamento. Vivere nell’incertezza può far paura e molti preferiscono una certezza rassicurante, anche se infondata. Tuttavia, invece di cercare conferme, dobbiamo innanzitutto imparare a cercare confutazioni contro le nostre idee e accettare che le verità a cui crediamo sono necessariamente temporanee. Come esercizio, pensate a una vostra convinzione, e provate a dimostrarne il contrario.

Riferimenti

  1. Logik der Forschung Popper, K, 1934. Julius Springer.
  2. I problemi della filosofia Russell, B, 1988. , pp. 75. Feltrinelli.
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